“Nutrire il pianeta” è il tema di EXPO 2015. Il Miur ha pensato di coinvolgere anche le scuole, proponendo un kit e alcuni argomenti sui quali gli insegnanti possono lavorare. Pensa sia importante sensibilizzare i più giovani sul problema del cibo e solidale? Perché?
È evidente che coinvolgere i giovani sui temi del cibo sia fondamentale, se siamo tutti d’accordo rispetto al fatto che il cibo sia “Energia per la vita”.
La mia speranza è che la presenza di Expo possa essere davvero uno stimolo ad approfondire tutta una serie di tematiche che gravitano attorno al nostro cibo, e che di fatto sono il nostro cibo, ma che molto difficilmente vengono affrontate.
I prodotti solidali possono esserne un esempio, ma certo non l’unico: quello che è importante è far sapere ai giovani (e non solo) che il loro cibo non nasce e muore nelle loro cucine e nei loro piatti: è stato prodotto in campagna, è stato distribuito su vari mezzi di trasporto, venduto attraverso diversi canali, è stato cucinato, è stato mangiato ed è diventato parte di noi.
Quello che si potrebbe davvero portare all’attenzione dei giovani è che il cibo è agronomia, benessere animale, ecologia, logistica, economia, comunicazione. È antropologia, ma anche chimica, biologia, storia dell’alimentazione, filosofia e geopolitica.
Penso che questa prospettiva aiuterebbe i giovani a capire quanto impattanti possono essere le scelte alimentari di ognuno di noi, e conseguentemente come sia necessario scegliere in modo consapevole ed informato.
Tra i cinque temi suggeriti, quale le sembra il più interessante?
Tutti e cinque i temi sono molto interessanti ed abbastanza ampi da permettere un approccio multidisciplinare alle diverse tematiche relative al cibo, e sono convinto che siano interessanti proprio in quanto complementari tra loro: non si potrà parlare di sostenibilità senza affrontare il paradosso moderno dello spreco o senza includere prospettive sul futuro del cibo, e non si potrà discutere di come il gusto sia conoscenza senza aver capito che la storia dell’uomo e la storia del suo cibo sono profondamente intrecciate.
Sarà sicuramente una bella sfida per i docenti e per gli studenti, ma spero che questi titoli, un po’ come scatole vuote, vengano riempiti dalle riflessioni di tutti favorendo la presa di coscienza circa diverse problematiche mondiali da parte delle future generazioni.
La formazione di una corretta cultura del cibo è un tema che va oltre la scuola e dovrebbe coinvolgere tutta la società. Che cosa possiamo fare ogni giorno come singoli in questa direzione?
Sono d’accordo circa il fatto che la società civile potrebbe rivelarsi più impegnata sui temi del cibo, ma sono convinto che la scuola sia un ottimo punto di partenza: sono spesso i giovani, infatti, a farsi veicolo di nuove idee, attenzioni e pratiche all’interno delle famiglie.
Come singoli, al momento è importante informarsi: avvicinarsi ad associazioni che promuovono la cultura del cibo, essere più consapevoli dell’impatto del comparto agroalimentare sulle diverse economie, visitare qualche produttore, o magari anche solo non dimenticarsi le campagne che circondano le nostre città.
La consapevolezza dell’impatto del cibo sull’ambiente, sulla salute e sulla geopolitica si rispecchieranno inevitabilmente sulla futura società civile come conseguenza di questa attenzione, ma c’è ancora molto da lavorare.
Qual è l’impegno di Slow Food per le scuole e più in generale in ambito educativo?
Il cibo è lo strumento ideale per sperimentare e promuovere un’educazione creativa, che rifletta la complessità e che dia valore a principi come l’interdipendenza, l’equilibrio dell’uomo con la natura e il rispetto dei beni comuni.
Noi parliamo di cibo, educhiamo al cibo adulti e bambini, con i nostri corsi per soci, appassionati e professionisti, con le nostre attività didattiche negli eventi piccoli e grandi, con i nostri libri e materiali didattici. Alle scuole proponiamo ilprogetto degli orti scolastici, grazie al quale da un lato il cibo diventa l’occasione per parlare di geografia, storia, biologia, arte, matematica, dall’altro l’alimentazione diventa una materia di studio completa e complessa, in cui la salute del pianeta è strettamente legata a quella dell’individuo.
Sono sempre più convinto che occorra lavorare per un nuovo modo di fare educazione, che sia orientato all’imparare e non all’insegnare, poiché l’educazione è un percorso di crescita collettiva che si attua attraverso il confronto e lo scambio, la condivisione di regole e il loro rispetto, la negoziazione e la dialettica, senza dimenticare il piacere. D’altronde il primo principio del nostro Manifesto per l’Educazione recita: “L’Educazione in Slow Food è un piacere, un’occasione ludica e conviviale in cui sentirsi bene e vivere la leggerezza”.
La nostra associazione promuove orti da anni, da quando Alice Waters, vice presidente di Slow Food, ha sperimentato in California l’efficacia di utilizzarli come palestra sensoriale per i bambini, come strumento per avvicinarli al mondo della produzione agricola, al concetto di alimentazione equilibrata e all’appassionante mondo della cucina.
Da quella intuizione geniale, gli orti si sono diffusi nell’associazione, prendendo ciascuno le forme più adatte al contesto culturale e alle necessità del luogo. In Italia abbiamo il progetto Orto in Condotta, che conta oggi 487 scuole e riavvicina i bambini all’orticoltura, all’esperienza diretta, all’uso dei sensi, al lavoro di gruppo, alla responsabilità individuale e collettiva, al dialogo con culture diverse. A favorire quest’ultimo aspetto c’è la possibilità per le scuole italiane e straniere della nostra rete di gemellarsi. Questo ponte tra culture sta funzionando in modo particolare tra gli orti scolastici africani e gli Orti in Condotta italiani; a distanza, gli studenti si confrontano sull’orto e il cibo, due temi che li appassionano e sui quali stanno maturando esperienze importanti.
Lei ha ideato il Salone del Gusto e Terra Madre: ci racconta cosa succederà nella prossima edizione?
Il 2014 sarà senza dubbio un momento speciale: la decima edizione del Salone del Gusto, dieci anni di Terra Madre. I temi principali saranno l’Agricoltura Famigliare e l’Arca del Gusto. Il 2014 è stato designato dalla Fao come l’anno internazionale dell’Agricoltura Famigliare, e questo per noi è un risultato particolarmente significativo, che corona il lavoro ormai ventennale che Slow Food ha fatto e fa su questi temi.
L’Arca del Gusto è un progetto importantissimo per noi, che portiamo avanti dal 1996 nel tentativo di individuare in tutto il mondo piccole produzioni, razze animali, specie vegetali in via di estinzione, dando loro visibilità e facendoli conoscere al grande pubblico. Al Salone e Terra Madre realizzeremo un grande spazio espositivo dedicato all’Arca, dove tutti potranno portare quello che ritengono essere un prodotto da salvare. Soci, visitatori, produttori, gente comune, avranno la possibilità di aiutarci concretamente a far crescere il progetto.
Oltre a questo, tornano a Torino le migliaia di piccoli produttori della rete di Terra Madre con i loro prodotti e i loro saperi, i territori italiani che si promuovono e con i loro artigiani e le produzioni locali che da dieci edizioni colorano il Salone del Gusto. Da non dimenticare il ricchissimo programma di attività didattiche, realizzate mettendo insieme l’esperienza accumulata in questi anni con attività come i Laboratori del Gusto e i Master of Food, oltre alle novità che arricchiscono l’offerta formativa grazie alla collaborazione dell’Università di Scienze Gastronomiche e della Scuola di Cucina
da giuntiscuola.it